La ricerca pittorica di Maurizio Sacchini, sognata e meditata, rivela l'incanto primigenio del simbolo, filtrato nella luce e nel colore. In questa dimensione, divisa fra logica e fantasia, l'autore indaga gli effetti di ripetitività e simultaneità degli elementi cinetico-visivi. L'operazione artistica, mutevole a seconda delle angolazioni prospettiche, rivela l'impronta gestuale e segnica, che riesce a rendere dinamica l'intera superficie in virtù del movimento ritmico continuo o degli input visivi emergenti dalla materia pittorica stessa, come tanti segni in sospensione dei segreti moti dell'animo. Gli effetti plastico-luminosi dei rilievi vengono ad assecondare la propensione dell'autore all'astrazione, a suggestioni di tipo emotivo e psichico. Sacchini fonda la sua arte su una concezione spaziale atemporale, intesa come immensa riserva di energia cosmica. In questo contesto si cala la capacità creativa dell'autore, proteso a ripensare la realtà nell'ottica della rifrazione o del frammento. Come per catturare in un impulso estremo i segreti insondabili del tempo. E i dipinti, specie quelli materici, rivelano come d'incanto una stupefacente sensazione di fondo, mirabilmente accorpata ad un'infinità di piccolissime pietruzze sfaccettate, raccolte e fuse nel bagno amniotico di un cromatismo articolato, che richiama tendenze surreali ed esiti materici dell'informale. Ne fuoriesce un mosaico suggestivo e composito, pulsante di mondi diversi e concatenati, di infiniti nuclei dialettici, depositari di antiche memorie e di esaltanti proiezioni cosmiche. L'impaginazione stessa, segnata da simboli dinamici e figure geometriche, è sottesa a una visione spaziale della realtà, un connotato pittorico che travalica l'immanente per farsi voce e scrittura dell'universo. |